La gestione del cinghiale nel parco: motivazioni, obiettivi, risultati


MOTIVAZIONI

La questione “Cinghiale” si manifestò immediatamente, a seguito dell’istituzione del Parco. I danni alle colture agricole apparvero subito ingenti ed onerosi; inoltre, in una situazione sociale di diffusa avversione, si rischiava di incrementare i conflitti con le categorie sociali, in particolare gli agricoltori e i cacciatori.


OBIETTIVI

L’amministrazione del parco si pose un duplice obiettivo nell’affrontare la problematica.Primo; contenere i danni provocati dal cinghiale alle produzioni agricole e quelli dovuti agli incidenti stradali che vedevano coinvolta la specie. Secondo; coinvolgere attivamente le categorie sociali interessate, nelle pratiche gestionali delle specie per ridurre i conflitti.

Considerato di dover operare in un’Area protetta, le condizioni imprescindibili sono state; 1) il rigore tecnico-scientifico e il rispetto della normativa di settore. 2) un approccio “sostenibile”, basato su azioni ed interventi con impatto minimo, o nullo, verso altre specie.


METODOLOGIA

L’Ente gestore del parco si è dotato di una struttura tecnico-operativa funzionale ad organizzare e realizzare le attività gestionali opportune, attraverso un articolato disciplinare attuativo che indica puntualmente le modalità di intervento.

La pianificazione degli interventi gestionali si è articolata attraverso cinque linee principali:

1) monitoraggio costante della popolazione di cinghiale; 2 sessioni di “censimenti” svolte ogni anno, (in autunno e in primavera) per stimare la presenza numerica e la densità della specie sul territorio di riferimento;

2) adozione di misure di dissuasione/prevenzione dei danni nelle aree più sensibili, mediante contributi economici per la realizzazione temporanea di “colture” a perdere”, ma anche per l’istallazione di “linee elettrificate” o recinzioni protettive tradizionali;

3) controllo diretto della popolazione di cinghiale mediante l’attuazione di piani di controllo annuali attraverso la tecnica del “prelievo” selettivo utilizzando munizionamento “piombo free”;

4) Indennizzo dei danni in agricoltura a seguito di perizia, secondo quanto previsto dalla normativa di riferimento;

5) verifica “continua e puntuale” delle azioni svolte e dei risultati conseguiti, in un’ottica di miglioramento progressivo del sistema gestionale.


IL “GRUPPO DI LAVORO

Il gruppo di lavoro è stato determinante per raggiungere gli obiettivi con impegno costante: gli amministratori e i dirigenti del Parco, nel coordinare puntualmente le fasi operative; lo staff tecnico, che ha pianificato il programma gestionale realizzando anche i percorsi formativi di preparazione degli operatori, oltre a verificare periodicamente attività ed interventi operativi e gestionali; gli agronomi incaricati della valutazione dei danni agricoli; le Associazioni, come l’URCA Marche e WWF e i rappresentanti degli agricoltori, fondamentali, sia per la collaborazione, che per il dialogo costante ed efficace. Indispensabile, è stato l’apporto operativo del “gruppo di operatori di selecontrollo” fortemente motivati e radicati nel territorio che sono stati opportunamente preparati dal Parco attraverso specifici corsi di formazione e aggiornamento svolti in oltre 20 anni di attività.

Da evidenziare in senso positivo il fatto che inizialmente ciascuno si identificasse nella categoria sociale di provenienza, ovvero cacciatori, ambientalisti e agricoltori; a seguito del lavoro e dell’affiancamento “sul campo” si sono perse le connotazioni divergenti che sono confluite nella “qualifica” di Operatore del Parco.


RISULTATI

Il Piano di Gestione del Cinghiale di cui si è dotato il Parco a partire dal 1999, e che viene aggiornato ogni cinque anni, ha permesso di attuare una serie di azioni per fronteggiare gli inevitabili conflitti tra la specie e le attività umane, in particolare l’agricoltura e la sicurezza stradale.

Gli effetti degli interventi gestionali attuati si notano già a partire dall'anno 2002: gli importi indennizzati in agricoltura, il numero di domande di indennizzo e il numero degli incidenti stradali si abbassano sensibilmente e rimangono poi pressoché costanti negli anni successivi.

Le spese di gestione, dopo la iniziale crescita dovuta sia alla incidenza dei danni indennizzati in agricoltura che agli investimenti economici relativi alla formazione del personale e alla realizzazione di sistemi di prevenzione, dissuasione e protezione, si sono stabilizzate intorno a livelli accettabili, specialmente se confrontati con quelli relativi ad altri parchi naturali, ma soprattutto se si fa il raffronto con i danneggiamenti che avvengono nel territorio non protetto, dove tra l’altro è prevista la classica attività venatoria mediante la tecnica della braccata in squadra.

Inoltre, a partire dal 2010 è stato avviato un progetto di valorizzazione della carne di cinghiale ottenuta dai prelievi di controllo selettivo effettuati nel Parco, che può essere acquistata da tutti i cittadini interessati (https://servizi.parcogolarossa.it/). Questo, ha permesso di incamerare delle risorse economiche utili a limitare ulteriormente i costi di gestione.


CONCLUSIONI

La gestione di una specie problematica come il cinghiale non consente mai una riduzione dell’impegno, ma necessita sempre di verifiche, approfondimenti ed aggiornamenti anche sviluppando nuove ricerche, pur rimanendo nel quadro dei compiti propri di un’area protetta.

La presenza della specie attualmente rientra nei termini della sostenibilità, sia ambientale che economica; Nel corso degli anni, l’attuazione del Piano di Gestione ha permesso una notevole diminuzione delle spese di indennizzo danni agricoli, ma più in generale di quelle relative all’intera gestione della specie.

Nel corso degli anni, ci siamo impegnati per essere sempre più efficaci e per rispondere all’esigenza di tutelare, insieme alla natura e all’ambiente, anche le attività agricole che rappresentano un bene prezioso per le collettività residenti. Siamo consapevoli che ci sono ancora ampi margini di miglioramento, soprattutto nella gestione concordata con gli altri Enti preposti alla gestione della specie al di fuori del territorio del Parco.


Per iscriversi come selettori del Parco è necessario seguire un apposito corso di formazione indetto negli anni dall'Ente Gestore Parco.